Intervista a Luis Mochòn Sensei
di Fabio Branno
Fabio Branno:
Un piccolo Mon-Dò con Luis Sensei, che in questo scambio si racconta attraverso la sua visione della pratica.
Buona lettura!
D: Chi è Luis Mochòn?
Un insieme di esperienze temporanee circondate da una coscienza eterna.
D: Raccontaci di una tua esperienza formativa cha ha segnato indelebilmente il tuo percorso
La prima volta che sentii Endo Sensei a Granada, nel 1996. Ogni altra scelta sul mio cammino può essere ricollegata a quel momento.
D: Ritieni che l’Aikido sia un Budo?
Non so cosa l’Aikido sia per gli altri. Io sono un budoka e l’Aikido è la mia Via.
D: Qual è il tuo pensiero sulla didattica dell’Aikido?
O Sensei ha detto molte volte che l’Aikido non è l’insieme dei suoi Kata, ma uno studio dello spirito.
In quest’ottica, io non penso che possa essere insegnato. Per quanti sforzi tu possa dedicare a didattizzarlo, non potrai che restare in superficie.
Credo, invece, che possa essere ispirato invece che spiegato. Ciò che insegniamo è sempre la pagina del libro e non il suo contenuto.
D: Cosa si intende per “Libertà” in Aikido?
Per me è rappresentata da due elementi:
Muoversi naturalmente e pensare in maniera chiara dinanzi ad una situazione conflittuale, per poterla risolvere senza perdere sè stessi.
E non essere prigionieri della proprie idee sull'Aikido.
D: Quale stato della mente cerchi durante il Keiko?
Penso che la giusta attitudine sia verso una mente chiara, sveglia ed affilata. E penso che la tranquillità, la stasi e la capacità di aspettare sia il segreto per lavorare su questa mente.
D: In che modo l’icona di O Sensei ispira la tua ricerca?
Nei miei seminari incontro molte persone che non hanno mai letto o addirittura mai visto un video di O Sensei.
Credo che questo sia anche responsabilità dei loro insegnanti. Il Do è infinito, ma il tragitto è indicato dalla figura di O Sensei.
Mi soffermo spesso sulle sue immagini, sulle sue parole o sui video che lo ritraggono, se non per studiarli in maniera stretta, quantomeno per lasciarmi ispirare dal suo spirito.
D: Cos’è per te la Felicità?
Sento la felicità quando mi sento connesso. Quando vado al mare o in campagna, quando sono solo o in compagnia quando leggo, scrivo o guardo un buon film.
Quando mangio qualcosa e quando mi alleno con qualcuno. In ogni situazione dove la sensazione di essere separato, distaccato dal resto, scompare e riesco a percepire "l’Essere Tutt’uno” con ciò che accade.
In quel momento mi sento riempito e credo che quella possa definirsi Felicità.



